Lucia, la santa della luce protettrice della vista che a Lamezia dà il suo nome ad un intero quartiere. Nella città della piana Santa Lucia viene venerata nella chiesetta, dedicata anche a San Nicola, che si trova nel centro storico di Nicastro. Un antico rione incastonato tra gli storici quartieri di San Teodoro e del Timpone ( ‘A Judeca).
A differenza di quanto avviene in Sicilia e anche in diverse città del Nord d’Italia, secondo la tradizione lametina la notte di Santa Lucia ai bambini non vengono portati regali. Per i più piccoli non ci sono caramelle e monete di cioccolato. A Lamezia non si lascia qualcosa sul tavolo perché Santa Lucia, il suo asinello e l’aiutante Castaldo possano sfamarsi. Attenzione poi a non spiare il suo arrivo, perché ci si potrebbe trovare con una manciata di cenere negli occhi.
Lucia, la santa che dà il suo nome ad un antico e caratteristico rione
Nel suggestivo quartiere che porta lo stesso nome della santa, tradizione vuole che nel giorno della festa si preparino dei grandi vassoi di calde grispelle da consumare la sera, alla fine della messa. Come avviene in molti centri del Meridione, la ricorrenza per l’amata santa si trasforma in festa popolare con fedeli che arrivano da ogni zona della città.
La chiesetta dei santi Nicola e Lucia di Lamezia risale al 1500. Una statua lignea della santa, opera di un maestro napoletano, è posizionata sull’altare con una veste verde e bianca e sulle spalle un grande drappo rosso.
Lucia, la chiesa dedicata alla santa è il ‘faro’ del quartiere
Il rione è abitato ancora da alcune centinaia di famiglie. Dopo l’abbandono degli anni Settanta, più recentemente il centro storico si è nuovamente ripopolato.
Molti giovani si sono trasferiti nelle case tra i caratteristici vicoli. A guidare la comunità parrocchiale per molti anni l’amato e stimato don Vittorio Dattilo, un sacerdote che col suo esempio di vita ha messo in pratica i dettami evangelici di povertà e carità. L’attuale parroco è don Carlo Cittadino, coadiuvato sempre da don Vittorio Dattilo.
Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia
“Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”. Questo è il detto con cui si ricorda questa festività che cade il 13 dicembre e anticamente corrispondeva al solstizio d’inverno, dopo il quale le giornate ricominciano ad allungarsi. Santa Lucia insieme alla ricorrenza dell’Immacolata dell’8 dicembre, prelude alla grande festa del Natale.
La storia di Lucia, santa della luce
Secondo la tradizione, questa santa, morta nel 304 dopo Cristo durante le persecuzioni di Diocleziano, patrona della città di Siracusa, portava cibo e assistenza ai cristiani nascosti nelle catacombe della città siciliana. Si narra che, per addentrarsi negli oscuri meandri, si mettesse in testa una corona di candele che le permetteva di avere le mani libere e portare quanto più possibile. Non a caso il nome deriva dalla parola latina “lux”, luce; infatti, Lucia è anche la protettrice della vista.
A Siracusa il 13 dicembre si portano in processione le reliquie della Santa, nell’occasione tutta la Sicilia festeggia, mangiando la “Cuccìa di Santa Lucia”, che è una crema di ricotta o latte con dentro grano bollito, canditi e gocce di cioccolato. La leggenda vuole, infatti, che dopo una lunga carestia, proprio il 13 dicembre, navi cariche di grano facessero il loro ingresso nel porto. Ecco perché si mantiene l’usanza di mangiare questo dolce a base di cereali durante questa giornata.
(Foto Maria Scaramuzzino)