“L’oro d’oliva. Percorso alla scoperta della millenaria storia dell’olio e dell’olivo”. È il nome dell’iniziativa che il Museo archeologico lametino ha organizzato a conclusione della stagione per la raccolta delle olive. Infatti il territorio lametino ha delle zone collinari ricchissime di uliveti secolari che producono il prezioso ‘oro verde’.
Oro d’oliva, l’inno all’olivo di Sofocle
“Albero benedetto, ignoto all’Asia albero invincibile e immortale, nutrimento della nostra vita, olivo color pallido che protegge Atena, dea dagli occhi brillanti“.
Questo l’inno all’olivo del drammaturgo greco Sofocle che è stato il filo conduttore dell’iniziativa museale. Nelle antiche sale, tra reperti storici della civiltà classica, la cultura millenaria dell’olio è stata riproposta in ogni suo aspetto.
Il prezioso oro verde impiegato nella cosmesi e nei riti sacri
Infatti è stata ricostruita una storia che va avanti da millenni e che da sempre vede l’olio impiegato in ambiti diversi: dalla cosmesi alla gastronomia ai riti con gli oli sacri.
Oro d’oliva, dall’Asia Minore al Mediterraneo
L’olivo, considerato l’albero sacro del Mediterraneo, è una pianta di antichissime origini. Pare che il suo habitat originario sia da rintracciare in Asia Minore. Dalla Siria, dove sarebbe avvenuta la sua trasformazione da pianta selvatica a specie domestica, si sarebbe diffuso prima nelle isole dell’Egeo e poi in Grecia, dove è noto fin da epoca micenea.
Mercanti fenici o greci l’avrebbero in seguito esportato in Occidente. In Magna Grecia i territori più noti per questa coltivazione erano quelli delle colonie di Taranto e Sibari.
Oro d’oliva, l’albero sacro ad Atena
Nel mondo ellenico l’olivo è la pianta sacra ad Atena. Secondo il mito la dea vince la contesa con Poseidone per il possesso dell’Attica. Atena ha fatto agli uomini il dono più bello e utile, ovvero il primo albero d’olivo. Un albero il cui frutto avrebbe permesso di illuminare la notte e medicare le ferite.
L’olivo offre nutrimento e quindi assicura prosperità e pace a tutti coloro che lo coltivano con cura. I Romani, che mutuano dai Greci tutti gli aspetti simbolici dell’olivo, facendone un attributo di Minerva e Giove, fanno dell’olio un vastissimo e diversificato utilizzo.
Dai Romani al Medio Evo, l’olivicoltura è settore trainante dell’economia
Il popolo dell’antica Roma rende l’olivicoltura uno dei settori più importanti del suo sistema economico. Dopo un calo della produzione nell’Alto Medioevo, nuovo impulso alle attività olivicole si hanno a partire dal XII secolo.
Ciò, grazie soprattutto agli ordini monastici e all’uso rituale dell’olio nel mondo cristiano, in cui il ramo d’olivo continua ad essere immagine di pace terrena.
Al museo archeologico la cultura millenaria dell’olio nella civiltà classica
Nello spazio museale in cui sono conservate le antiche mense ponderarie in pietra provenienti da Piazza Mercato a Nicastro, inizia il percorso guidato. Si parte con una breve messa in scena sull’uso delle mense nella pesatura delle olive e con la spiegazione tecnica delle unità di misura adottate fino all’introduzione del Sistema internazionale.
La sala conferenze è allestita per l’occasione con pannelli informativi sulla storia dell’olio e dell’ulivo nell’antichità. Allestita anche l’esposizione di attrezzi tradizionali legati all’olivicoltura. L’ultima tappa del percorso museale riguarda l’origine della pianta dell’ulivo e gli accenni botanici nella sezione Preistorica.
A tal proposito viene evidenziato il valore sacro dell’albero d’olivo, il mito di Atena e l’uso cosmetico dell’olio del mondo antico. Naturalmente non viene trascurata la produzione olivicola romana e il sistema delle ville rustiche nella sezione Classica. Infine viene ricordato l’uso rituale dell’olio da parte degli ordini monastici nella sezione Medievale.