Con le feste ormai alle porte, anche Lamezia si prepara ad accogliere il bambin Gesù allestendo la rappresentazione del primo Natale. L’umanità, spoglia e umile, rende omaggio al Messia che nasce in una grotta. Con questa manciata di parole si può descrivere la tradizione italiana che più di tutte caratterizza il Natale: il presepe.
Il presepe a Lamezia e dintorni
In diverse parrocchie lametine i fedeli si sono dati da fare per costruire con le proprie mani il presepe. In alcuni casi hanno applicato ai rispettivi manufatti dei significati simbolici forti. Nella parrocchia di San Giuseppe, ad esempio, la ricostruzione storica presenta un Cristo che nasce in mezzo a una Chiesa distrutta in cui l’uomo è scisso tra distrazioni e schiavitù. Mentre nella parrocchia di San Domenico il gruppo di presepisti ha realizzato un presepe aperto al pubblico e ispirato alla tragedia di San Pietro lametino che ha visto la morte di una giovane mamma coi suoi due bambini: in questo caso il presepe è un luogo in cui si può entrare contemplando dal suo interno il vero mistero del Natale. L’idea è quella di immergersi in un grande cuore volto a riscaldare i fedeli e a consolarli dal male.
Il presepe vivente a San Teodoro
Per anni a Lamezia si è allestito un presepe vivente particolare e caratteristico. Dal castello Normanno-Svevo a scendere le viuzze di San Teodoro s’illuminavano di calore e allegria. Le porte si aprivano su ricostruzioni fedeli di scene del passato. Non mancavano le putighe che offrivano ai viandanti del vino, le grispelle, formaggi e castagne. Una tradizione che nel cuore di Lamezia si è andata perdendo ma che è ancora viva nei paesi limitrofi. Come a Feroleto Antico, dove il 26 dicembre e il 6 gennaio i vicoli del borgo si trasformeranno in un presepe vivente volto a dar vita ai primi versetti del vangelo secondo Giovanni.
L’origine della rappresentazione della natività
Ma quando è nato il presepe? Ebbene, a dare i natali a questa tradizione che è di per sé simbolo del Natale fu san Francesco d’Assisi che nel 1223 fece il primo presepe all’Eremo di Greccio, in provincia di Rieti, in occasione della vigilia di Natale.
Al Santo l’idea di mettere in scena la nascita di Gesù era venuta l’anno precedente durante un viaggio in Terra Santa, proprio mentre si trovava a Betlemme. Francesco voleva condividere coi fratelli il sacro momento della nascita di Cristo. Non dobbiamo immaginare però il presepe di san Francesco come gli altri che siamo abituati a vedere. In quella notte di Natale fu posta al centro di una stalla una mangiatoia ricoperta di paglia, ai suoi lati v’erano il bue e l’asinello. I frati illuminavano la via ai paesani che accorrevano e nella stalla fu celebrata la Messa con un altare portatile. Questo era il primo presepe vivente! La tradizione si ripeté di anno in anno anche dopo la morte di san Francesco. Solo qualche decennio più tardi, nel 1289, lo scultore Arnolfo di Cambio produsse delle statuine rappresentanti tutti i personaggi del presepe, da Giuseppe e Maria, ai Magi, dai pastorelli agli angeli sulla grotta. Il presepe con le statuine di Arnolfo di Cambio è tutt’oggi conservato nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
Il significato delle statuine: la Sacra Famiglia
La scelta delle statuine da inserire nel presepe non è mai affidata al caso, ma assume un significato profondo. I primi personaggi inseriti sono i quattro della grotta, ossia Giuseppe, Maria, il bue e l’asinello. I genitori di Gesù in adorazione del figlio rappresentano la natura regale del bambino che sta per nascere. I due animali, che tradizionalmente riscaldano la stalla, indicano rispettivamente il popolo ebraico e quello pagano. In questo quadro così perfetto, la statuina principale, quella del bambin Gesù, si aggiunge a mezzanotte tra il 24 e il 25 dicembre.
Il significato delle statuine: pastorelli, angeli e Re Magi,
Poi ci sono i pastori e gli angeli. I pastori rappresentano l’umanità, quella più umile a difesa della quale è sceso il Messia, mentre gli angeli sono le creature celesti che vegliano sul bambino e ne annunciano la venuta.
Infine ci sono i Re Magi Melkon (Melchiorre), Gaspar (Gaspare) e Balthasar (Baldassarre), gli astronomi che giungono dall’Oriente e si aggiungono al presepe nel giorno dell’Epifania. Ebbene, ciascuno di essi porta un dono a cui viene associato un particolare aspetto del nascituro: l’incenso indica la sua natura divina, la mirra indica la sua umanità e l’oro la sua sovranità. Sul significato specifico dei Re Magi vi sono due correnti: da un lato, essi rappresenterebbero le tre stagioni della vita, ossia giovinezza, età adulta e senilità. Dall’altro indicherebbero le tre popolazioni (Europa, Asia e Africa) che s’inchinano innanzi al Messia.
Che sia vivente o con le statuine, che sia fedele ricostruzione storica o una variazione arricchita da elementi folkloristici, il presepe rimane in ogni caso l’ultimo baluardo del vero Natale, quello semplice di una nascita che promette pace.