Il giorno di Natale è appena passato. Sicuramente sulle tavole imbandite delle nostre case, accanto a tante prelibatezze, non sono mancati i dolci tipici. Le preparazioni della tradizione che ci accompagnano da quando abbiamo memoria. Delizie che ci ricordano il profumo delle nonne e che ci scaldano il cuore.
Bontà, novità e tradizione
Oramai anche nelle nostre case sono arrivati il panettone e il pandoro. E c’è, come nella più classica delle diatribe, la fazione che preferisce l’uno piuttosto che l’altro.
Capita, anche, che arrivino dolcezze di altri Paesi ad affascinare il nostro gusto e palato. Durante le feste, però, nelle nostre case, scaldate dal calore del camino e dalle tavolate composte dagli affetti più cari – non mancano i dolci legati al territorio. Quelli che si tramandano di generazione in generazione. Le prelibatezze che si consumano tra una tombola e un giro di carte. I bocconcini che si degustano tra un racconto e un regalo da scartare.
Quei piatti che fanno bella mostra di sé, messi vicino ai mandarini e alle noccioline americane, e che, arricchiscono i cesti natalizi che riceviamo o che regaliamo in segno di stima e di affetto.
Le “crucette”
Tra questi le crucette. Dolci semplici e ricchi allo stesso tempo. Un concentrato di dolcezza a base di fichi secchi. I fichi raccolti in estate ed essiccati su graticci di canna sotto il sole, quando arriva il periodo di Natale vengono farciti con mandorle, o noci e scorzette di mandarino. Vengono messi in forno per amalgamare i sapori e far sciogliere gli oli della frutta secca. Ancora caldi si cospargono di zucchero semolato e cannella. Alcuni li arricchiscono con una spruzzata di liquore dolce, o cosa ancora più goduriosa, sono annegati nel cioccolato fuso.
Il nome, crucette, deriva dalla forma che si dà nel comporre la leccornia. Si sovrappongono quattro fichi a forma di croce. Di sicuro vi è un rimando a qualcosa di sacro e religioso. La croce simbolo di Cristo richiama come nella tradizione più consolidata il sacrificio che vivrà il Bambino nato per noi. Comunque, qualsiasi sia il significato, oramai, non è Natale senza crucette.
La pignolata
Così come è immancabile la pignolata. Nella forma e nella composizione del piatto, è un dolce che ricorda gli struffoli napoletani. Le radici borboniche nelle tradizioni culinarie calabresi sono ancora oggi molto presenti, soprattutto nella preparazione dei dolci. Al contrario degli struffoli, la pignolata, è un dolce molto più semplice e contadino. Una preparazione che non ha una ricetta precisa. Uova e farina quanto “se ne prende” e un pizzico di sale, per creare un composto facilmente lavorabile. Si realizzano dei salsicciotti che si tagliano in piccoli pezzi. Il tutto poi si frigge in abbondante olio caldo. La tradizione vuole che si guarniscano con il miele e le codette di zucchero colorate. Esiste anche una variante con la glassa di zucchero aromatizzata al limone. Fare la pignolata in famiglia era anche il modo per fare partecipare i più piccoli. Mettere la mani in pasta per realizzare i salsicciotti è sempre stato il divertimento di noi bambini.
I turdilli e altre dolcezze tradizionali
Ancora più semplici nella preparazione i turdilli. Dolci tradizionali a base di farina che si impasta con vino rosso, un pizzico di sale e un filo di olio d’oliva. Tipici ingredienti poveri che chiunque aveva in casa. Come per la pignolata dall’impasto si ricavano dei salsicciotti. Si tagliano in pezzettini che vengono, poi, passati sui rebbi di una forchetta. Anche i turdilli sono fritti in olio caldo. Però al contrario della pignolata, sono guarniti ripassandoli nel vino cotto. Un prodotto che nella civiltà contadina di Sambiase si trovava facilmente in casa, e che era preparato durante la vendemmia, appena veniva messo a dimora il mosto per fare il vino. Accanto a tutte queste dolcezze ci sono altri prodotti che non possono mancare sulle tavole natalizie lametine, legate alla tradizione calabrese. Le mandorle tostate e ripassate nel miele o nello zucchero. Il torrone di ferro così come viene chiamato. Le susumelle, un dolcetto di frolla al miele ricoperto di cioccolato bianco e nero. E poi tutto ciò che la fantasia delle nostre massaie pasticcere riesce a realizzare.