Quando si avvicina la ricorrenza di Halloween si ha sempre la curiosità di cercare nel mare magnum del web come questa festa d’oltreoceano sia arrivata fino a noi e da dove derivi. Streghe con cappelli appuntiti, dolcetti e zucche intagliate sono cariche di fascino per il mondo, o meglio per l’aldilà che rappresentano.
Halloween festa made in Calabria
La simbologia legata a queste figure rievoca atmosfere occulte e rituali secondo cui gli spiriti dei defunti ritornano sulla terra la notte del 31 ottobre. Ad attrarci non è solo l’elemento soprannaturale e oscuro di questa ricorrenza, ma è anche la possibilità, attraverso di essa, di sposare un’altra cultura. Quella degli USA. Spesso critichiamo gli usi e i costumi americani, ma allo stesso tempo li assorbiamo e ce ne appropriamo, talvolta, in modo non del tutto consapevole. È possibile che sia stata la nostra tradizione, quella meridionale, a contaminare la cultura americana? Sono stati i meridionali emigrati a porre le basi della festa di Halloween che conosciamo oggi? L‘antropologo calabrese Lombardi Satriani non nega le influenze celtiche (e non solo) di questa festa ma individua una forte matrice meridionale, senza la quale probabilmente la festa di Halloween oggi sarebbe molto diversa.
Il mondo contadino del Sud ha esportato il culto dei morti
Luigi Maria Lombardi Satriani è stato docente in diverse università in tutto il mondo: Roma, Parigi, San Paolo (Brasile), Austin (USA), per citarne solo alcune. Secondo lo studioso l’ondata migratoria di fine ‘800, che è partita dalla Calabria e da tutto il Sud, ha fatto sì che le usanze contadine di questi luoghi si diffondessero e radicassero nel territorio americano. E proprio dalle radici culturali dei nostri emigrati, dunque, sarebbe nata la festa di Halloween. La tradizione popolare del Mezzogiorno è caratterizzata da un forte senso della morte, che un tempo si manifestava durante dei rituali tipici del mondo rurale. Ad esempio la festa di fine raccolto coincideva con la commemorazione dei defunti, proprio a voler sottolineare la dicotomia naturale di vita e morte. Il trapasso dei defunti richiedeva la partecipazione dei vivi, che celebravano il caro estinto. Usanze e superstizioni accompagnavano il passaggio delle anime nell’aldilà: cortei per i cimiteri, veglie con le donne piangenti, l’offerta di cibo come simbolo di rinascita, tavole apparecchiate anche per chi era passato a miglior vita.
Cosa rimane in Calabria delle antiche usanze: lu Coccalu du Muortu
Halloween diventa, perciò, una sintesi di antiche tradizioni relative al culto dei morti appartenenti al folklore contadino. Usanze antiche ancora attuali in certi paesi calabresi. A Serra San Bruno (Vibo Valentia) ad esempio, esiste ancora “Lu coccalu du muortu”. Il primo di novembre si usa svuotare le zucche per dargli la forma di “coccalu” (il teschio), vi si sistema dentro un lume, in ricordo dei defunti che tornano a far visita ai vivi proprio in quella notte. I ragazzi per consuetudine fanno il giro del paese con la zucca chiedendo una ricompensa ai passanti e anche andando a bussare per le case. L’analogia con Halloween dei giorni nostri è evidente, sia per l’uso della zucca, che per la ricerca di offerte da parte dei ragazzi che portano “lu coccalu“. In pratica è il gioco simile al classico ‘dolcetto -scherzetto’ dei bambini americani. Nel corso del tempo le credenze popolari legate al rapporto coi defunti e al ciclo naturale di vita-morte-rinascita si sono trasformate. Tramite il filtro della modernità sono diventate richiami seducenti a figure soprannaturali – streghe, fantasmi, spiriti – e a cibi zuccherati e coloratissimi. Il simbolismo e l’ideologia della morte hanno lasciato spazio a rappresentazioni accattivanti e a prodotti commerciali.
Il dialogo coi defunti passa anche dai dolci tipici
Nella concezione arcaica della festa anche le pietanze potevano assumere dei significati metafisici di connessione con l’aldilà. Preparare un banchetto di vivande, infatti, era un modo per sentirsi ancora in comunione con i familiari non più in vita. Per la festa dei Santi e la commemorazione dei defunti non sono rimaste molte tradizioni di dolci tipici in Calabria. In Sicilia, invece, si preparano ancora le “ossa dei morti“: biscotti fatti con ingredienti semplici, farina, zucchero e aromi. Cucinare o apparecchiare per i morti significava includerli nella giornata di festa da trascorrere idealmente ancora insieme, come se il dialogo tra i due mondi potesse rivivere esclusivamente in questo particolare giorno. L’esigenza di comunicazione con le anime dell’altro mondo dimostra il rifiuto ancestrale verso i defunti come figure negative e la volontà di esorcizzare la morte come fine dell’esperienza terrena e della comunione con gli altri.