Francesco Fiorentino, la sua vita a Sambiase, la filosofia e i canti natalizi

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Francesco Fiorentino, la sua vita a Sambiase, la filosofia e i canti natalizi

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Piazza Fiorentino

In questi giorni che ci portano al Natale risuonano nelle nostre chiese cittadine, canti che hanno un sapore antico. Sono le Pastorali che accompagnano i riti e cullano le sacre rappresentazioni della natività. Pochi sanno che sono state scritte dall’illustre filosofo sambiasino Francesco Fiorentino.

Sambiase, la sua casa natia

Dall’alto della stele che sorregge il suo busto, Fiorentino, è spettatore della vita della città e osserva con il suo sguardo severo le vicissitudini dei suoi concittadini. Poche centinaia di metri più in là, c’è la sua abitazione, riconoscibile da un’iscrizione apposta sulla semplice architettura. Qui nacque il 30 aprile del 1834, da Gennaro e Saveria Sinopoli, primo di sei figli.
L‘amore per lo studio e per le arti liberali lo accompagnarono sin dalla sua infanzia e lo zio prete lo introdusse in seminario a 14 anni, dove trovò un ambiente ricco di stimoli. Si avvicinò agli scritti di Vincenzo Gioberti, lesse il filosofo Pasquale Galluppi, studiò la Patristica e la Scolastica, traducendo Sant’Agostino e San Bonaventura. Allo stesso tempo portò avanti gli studi in legge e si laureò in scienze giuridiche a Catanzaro nel 1857. Già in questo periodo aveva dimostrato di apprezzare l’ars poetica, mescolata a un fervente impeto patriottico, componendo la “Canzone per la morte dei Fratelli Bandiera”, di cui purtroppo ci restano solo due strofe.

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via Fiorentino, dove è situata la casa natale del filosofo

Patriota e insegnante

Nel 1860 restò affascinato da Giuseppe Garibaldi e, al seguito del generale Francesco Stocco, partecipò attivamente all’insurrezione calabrese, benché non fu mai in prima linea sul campo di battaglia. Il suo contributo, invece, lo diede attraverso la scrittura e il suo pensiero filosofico, che lo vide contrapporsi a illustri letterati e pensatori ottocenteschi. Nel 1861, grazie a Carlo Poerio, divenne professore di filosofia nel liceo di Spoleto, iniziando una proficua carriera scolastica. Intanto in quello stesso anno Fiorentino pubblicava “Il panteismo di Giordano Bruno”, che gli aprì le porte dell’Università di Bologna con una cattedra in storia della filosofia. In seguito insegnò anche a Napoli e a Pisa. Il filosofo fondò nel 1871, insieme a Bertrando Spaventa e Vittorio Imbriani il “Giornale napoletano di filosofia e lettere, scienze morali e politiche”, dando un apporto rilevante per gli studi umanistico-filosofici del tempo.  Pubblicò un manuale di filosofia sistemica dedicato a Silvio Spaventa, usato nei licei del Sud e apprezzato da Giovanni Gentile. Entrò in Parlamento nel 1870.

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Il busto di Francesco Fiorentino situato nell’omonima piazza

L’amore per la famiglia e il legame con la sua terra

Un legame viscerale lo legava alla sua terra, tanti gli scritti e le lettere sulla sua Sambiase e la Calabria, pieni di poesia e nostalgia. Terra che lo deluse per ben due volte non rieleggendolo in parlamento. Amareggiato, Fiorentino si allontanò dalla vita politica rifugiandosi nel calore familiare. Sposò Restituta Trebbi da cui ebbe quattro figli e tra le mura domestiche continuò la sua attività di filosofo, scrivendo componimenti di varia natura. Quando era giovinetto elaborò, invece, le “Pastorali natalizie”, che rimandano a un mondo antico in cui la realtà borghese e contadina si fondono e si ritrovano intorno al focolare e al presepe. Dalle liriche emerge un intenso legame con la sua terra, le tradizioni, la famiglia e traspare una religiosità genuina fatta di atmosfere domestiche e rarefatte. Sono componimenti pensati per essere intonati in famiglia, accompagnati dal suono del pianoforte o della spinetta. Versi che ci riportano alla consuetudine di scandire la giornata con la preghiera aspettando con devozione la festa.

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I testi di alcune pastorali natalizie scritte da Fiorentino

La sua vena lirica e poetica

Riti e abitudini consolidate, anche, dalla presenza nella sua famiglia di ben due zii sacerdoti. Questi canti solo dopo alcuni anni entreranno nelle cerimonie comunitarie, cantate dal popolo, dai cori ecclesiastici, o accompagnati dal suono della zampogna, nei presepi viventi e sacre rappresentazioni.
Sono versi che Fiorentino compose in uno stile classico, in rima, impregnati di musicalità. Vi è la pastorale “Per la Novena“, da cantare quotidianamente, che accompagna l’avvento del Natale. Il canto composto “Per l’Epifania” che osanna il bambino Re e l’omaggio dei Magi. Ricorda, invece, le nenie per addormentare i bambini, la “Ninna a Gesù Bambino“. È un dolce canto in cui si ritrova tutto il calore della famiglia, l’amore della mamma che veglia sul sonno del suo piccino e che ci fa immergere in una serenità ormai lontana. Attribuita a lui anche “Per l’Immacolata“, intonata ancora oggi durante la novena celebrata nella chiesetta omonima.

Francesco Fiorentino, la sua vita a Sambiase, la filosofia e i canti natalizi ultima modifica: 2018-12-24T11:27:59+01:00 da Gianna Maione

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