Grazie alle sue mura spesse quasi tre metri, il Bastione dei Cavalieri di Malta rappresenta il bene architettonico meglio conservato a Lamezia Terme. La sua immagine risalta sullo stemma municipale, dipinto in maniera stilizzata dal lametino Giorgio Pinna. Il baluardo è diventato, infatti, il simbolo della città situata al centro della Calabria.
La nascita del fortilizio
La possente e massiccia fortezza venne eretta nel 1550 per volere del viceré Don Pedro di Toledo, allarmato dalle continue incursioni di pirati saraceni e ottomani. Navi corsare, caratterizzate da verdi drappi e vessilli con la mezzaluna, a quel tempo approdavano sulla zona costiera. Il loro scopo era quello di saccheggiarla e raderla al suolo. In una Italia rinascimentale, il meridione rischiava una rovinosa distruzione dovuta sia alle reiterate aggressione barbariche, che al continuo stato di belligeranza tra Francia e Spagna. Le due potenze si contendevano, infatti, il Mezzogiorno, compromettendo le sorti di questo territorio.
La questione si risolse nel 1504 ,quando, con la sconfitta dei francesi, il Regno di Napoli si unì alla corona di Spagna. Da quel momento lungo tutta la fascia costiera venne realizzato un complesso e permanente sistema di avvistamento e di fortificazione. Il monumentale bastione ne rappresentava la struttura di controllo principale. Al forte venne dato il nome di “Bastione dei Cavalieri di Malta”, perché edificata nel feudo dei “Cavalieri di Malta”. Quest’ultimo era un ordine militare che per secoli difese la religione cristiana dalle persecuzioni.
Un viaggio all’interno della roccaforte indistruttibile
Lungo una fascia litoranea costellata da torri difensive, il Bastione dei Cavalieri di Malta si distingue per essere quella maggiormente granitica.
A distanza di cinque secoli, infatti, l’edificio non sembra avvertire il peso degli anni, presentando un ottimo stato di conservazione. Le spesse mura di pietra e malta naturale, che in alcuni punti raggiungono i tre metri di profondità, rendono l’edificio resistente anche ai colpi di arma da fuoco. Non solo robusta, ma anche bella e armoniosa. La fortezza, infatti, possiede una tipica architettura vice-regnale. La base, a forma parallelepida, conta un perimetro di 17 metri, in perfetto accordo con l’altezza della struttura che raggiunge i 16 metri e termina in maniera piramidale.
Architettura degli interni
All’interno è suddivisa in quattro grandi ambienti con volte a botte ed è sovrastata da un ampia terrazza. Da questa, nelle giornate poco fosche, è possibile rimanere ammaliati dalla vista di tutta la piana lametina. Queste le misure che delineano l’anatomia emersa del forte, ma bisogna considerare che, per diversi metri, la struttura è interrata. Prima delle trasformazioni apportate dal tempo e dagli uomini che l’hanno abitata, la roccaforte era delimitata da un fossato. Di conseguenza l’unico modo per accedervi era l’attraversamento di un ponte levatoio. A dominare l’ingresso, posto sul lato antitetico al mare, lo stemma della famiglia Gattinara, raffigurante un’aquila reale coronata ad ali aperte.
Il blasone l’aveva voluto Balì Frà Signorino Gattinara, un esponente di spicco dell’Ordine dei Cavalieri di Malta. Il nobiluomo nel 1634 equipaggiò l’edificio di macchine belliche e pose, a dimostrazione dell’armamento del forte, l’araldo familiare.
Dopo circa due secoli di gestione privata, periodo durante il quale il baluardo è stato adibito anche a museo, a partire dal 2014 il bene architettonico appartiene al Comune di Lamezia Terme.
Quando storia e leggenda s’intrecciano
Miti e leggende, da sempre legate alla tradizione popolare, sono state elaborate anche intorno alla fortezza. Tra queste, quella che appare più affascinante e suggestiva, ci racconta di un tunnel sotterraneo, lungo circa 12 chilometri, che collega il bastione al castello normanno-svevo. La maestosa fortificazione, la cui paternità viene, in maniera discordante, attribuita da alcune fonti ai Bizantini e da altre ai Normanni, sorge nell’antico rione di San Teodoro, quartiere storico della vecchia cittadina di Nicastro – ora Lamezia Terme – e fu dimora di Federico II di Svevia. Ma, come tutte le storie leggendarie, anche questa non verrà probabilmente mai smentita o provata, conferendo alla fortezza quell’alone di mistero che la rende ammaliante e senza tempo.