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CHIESE SITI RELIGIOSI

San Domenico, la chiesa dove studiò anche Campanella

San Domenico Cover

Al centro di Corso Numistrano, via centrale di Nicastro che sale verso il centro storico, fa bella mostra la chiesa barocca di San Domenico. Una bella struttura, restaurata negli ultimi anni, con annesso un chiostro che un tempo fu convento poi adibito a ginnasio in epoca più recente e che ora ospita un caffè letterario. Oggi la parrocchia è guidata da don Antonio Brando, un sacerdote diocesano, e la chiesa è molto frequentata, specie la domenica quando i banchi sono gremiti da numerosi fedeli. San Domenico nasce però come centro studi pronto ad accogliere allievi da ogni parte d’Italia ed Europa. La biblioteca era aggiornata e i libri giungevano da Venezia, Parigi, Lione e Basilea. Tra gli insigni studiosi anche il filosofo Tommaso Campanella che soggiorna a Nicastro nel biennio 1586-88 e nell’estate del 1598.

San Domenico, nasce come centro studi

Don Antonio Brando
Don Antonio Brando

La nascita si fa risalire al XV secolo quando il conte Marcantonio Caracciolo, feudatario di Nicastro, pensa di creare questo centro studi affidandone la direzione ai padri domenicani. Caracciolo dapprima fa erigere una chiesa al posto di un antico tempietto dedicato a tutti i santi e poi adatta l’Ospedale dell’Annunziata a convento. Nel 1501 Caracciolo inoltra la supplica a Papa Alessandro VI per la costituzione di una comunità di padri predicatori a Nicastro, impegnandosi a donare ai religiosi la nuova chiesa e i locali dell’ospedale con tutto il patrimonio. Come si apprende dagli archivi storici, il Pontefice accoglie la supplica e nasce la chiesa della Santissima Annunziata. Il periodo d’oro di San Domenico va dal 1502 al 1784. Dopo il terremoto del 1638, durante il quale perdono la vita metà dei frati ospitati dal convento, la chiesa vive un periodo di declino. A peggiorare le cose anche le alluvioni che devastano Nicastro.

San Domenico, nel 1800 la nuova chiesa

Nel 1800 chiesa e convento passano ai domenicani. La nuova chiesa, di stile barocco, è dedicata a San Domenico. Cinque anni dopo un decreto di Gioacchino Murat obbliga però i religiosi a lasciare tutto. La chiesa è riaperta solo successivamente grazie al re di Napoli Ferdinando I e dopo un lungo periodo di ristrutturazione. L’altare centrale è, infatti, ultimato solo nel 1827. La facciata tardo barocca sembra sia stata realizzata nel 1838 da Mastro Gergorio Segreto. Col Regno d’Italia, tra gli anni 1863 e 1866, i conventi sono destinati ad altri scopi, come carceri ed ospedali. Il convento di San Domenico è così adibito a caserma e scuola. La chiesa è affidata ad un prete con l’ufficio di cappellano e assistente spirituale.

Sull’ingresso lo stemma d’Aquino

La Navata di san domenico
L’unica navata della chiesa

Un tempo l’attuale portico d’ingresso aveva tre cancellate. Le due laterali sono state poi chiuse per ricavarne due locali. Il portone principale, al quale si accede da una scalinata in marmo, è sormontato da uno stemma della famiglia d’Aquino e da un affresco della Vergine del Rosario. Sopra l’ingresso principale vi è la cantoria con un prezioso organo a canne del XVII secolo, restaurato circa dieci anni fa che ancora oggi è utilizzato nelle cerimonie solenni.

Navata unica e pianta quadrata

L'organo a canne del XVII secolo
L’organo a canne del XVII secolo

La chiesa ha uno sviluppo longitudinale a navata unica con ampio presbiterio a pianta quadrata, su cui si innalza una cupola ottagonale decorata e dipinta. Presenta una copertura a tetto con volta a botte, ricca di stucchi e dipinti, illuminata da finestre. L’altare principale risale al 1827 ed è di Domenico Segreti da Fiumefreddo Bruzio. Nella bellissima tela dell’abside, dietro l’altare maggiore, il Patriarca è rappresentato, assieme ad un gruppo di eretici da lui convertiti. Questi incendiano libri eretici, mentre il Santo contempla un testo ortodosso sospeso in aria. La Madonna col Bambino guarda dall’alto la scena. La nuova mensa eucaristica in marmo è inaugurata il 16 giugno del 1976.

Gli affreschi del nicastrese Colelli

La Madonnina di Lourdes
La Madonnina di Lourdes

Lungo le pareti ci sono le nicchie con gli archi a tutto sesto dove sono collocati gli altari laterali sormontati da tele e affreschi. Numerosi sono gli stucchi realizzati a partire dal 1771 da Pietro Joele di Fiumefreddo Bruzio. L’intero ciclo pittorico è del nicastrese Francesco Colelli (di poco posteriore a Mattia Preti e di questi forse il migliore discepolo) così come le decorazioni del coro, dei pennacchi della cupola. Fra la prima e la seconda arcata della parete di destra vi è riprodotta la Grotta della Madonna di Lourdes. Un’edicola incassata nella parete con un prezioso altarino dell’Ecce Homo. Inoltre servirebbe un’urgente opera di restauro degli affreschi dell’antica chiesa di San Domenico risalenti con certezza al 1534. L’umidità e il passare del tempo tra poco li renderanno invisibili.

La cripta

Ecce Homo a san domenico
L’Ecce Homo

La cripta è chiusa con un cancello di ferro. Si accede da una scaletta a una stanza circolare dove sono situati dei piccoli sedili in pietra scavati nel muro. Stando ad alcune ricostruzioni storiche su questi sedili si facevano sedere i corpi dei defunti e qui erano lasciati essiccare. In questo luogo erano ‘’sepolti‘’ i corpi di monaci e di nobili della città. Si suppone che vi siano anche i resti di alcuni esponenti dei casati Caracciolo e D’Aquino. Sul soffitto campeggia infatti lo stemma dei Caracciolo.

(Foto Raffaella Natale)

San Domenico, la chiesa dove studiò anche Campanella ultima modifica: 2020-03-11T07:53:53+01:00 da Raffaella Natale

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