È magistrato dal 1991, due anni dopo era già in Calabria in prima linea nella lotta al malaffare. Piemontese d’origine è rimasta a vivere e lavorare nell’estremo sud italiano, in una terra come quella calabrese notoriamente ‘ruvida’, difficile. Una regione che l’ha comunque affascinata per i suoi ‘chiaroscuri’, le sue tante risorse nonostante le sue molteplici contraddizioni.
Fai silenzio ca parrasti assai
Marisa Manzini, sposata con una figlia, è attualmente procuratore aggiunto a Cosenza; negli anni passati ha svolto il suo ruolo di magistrato anche in altre città calabresi come Lamezia e Vibo Valentia. Da pochi giorni è uscito il suo libro “Fai silenzio ca parrasti assai”, un messaggio destinato ai calabresi a cui il giudice Manzini vuol ricordare l’importanza della parola contro la legge della ‘ndrangheta: la legge del silenzio. Il titolo del volume che Marisa Manzini sta presentando in giro per la regione, è in realtà la frase pronunciata dal boss Pantaleone Mancuso durante il processo che lo riguardava. Il capo dell’omonimo clan del vibonese, ha minacciato il giudice Manzini durante l’udienza del 10 ottobre 2016. Ritenendo spavaldamente di poter alzare la voce e dominare così, con la sua iattanza e la sua protervia, anche il dibattimento processuale il boss ha intimato al giudice Manzini di “stare zitta perché avevo già parlato troppo”.
La lotta al crimine
“Fai silenzio ca parrasti assai. Hai capito ca parrasti assai?” Una minaccia pronunciata pubblicamente che è diventata lo spunto per scrivere un libro e raccontare tutta una vita trascorsa a difendere la legalità e la giustizia. “All’università ho fatto un corso di criminologia e poi mi sono specializzata sulla ‘ndrangheta – racconta Marisa Manzini ad itLamezia.it – Era qualcosa che mi affascinava così come mi ha affascinato la Calabria per il suo clima, le sue bellezze, i suoi abitanti. Volevo capire perché in un territorio così bello, esistesse un numero rilevante di soggetti che costituiva l’antistato, operando soltanto per distruggere e incutere paura”. Ricordando il terribile episodio della minaccia subita due anni fa, il procuratore aggiunto commenta: “Il boss non era in collegamento video, sentirlo inveire con tono grave e minaccioso in un primo momento mi ha provocato stordimento. Poi subito dopo ho cercato di fermare la veemenza di chi voleva far capire che il capo era lui”.
Il coraggio di una scelta
Nel libro “Fai silenzio ca parrasti assai” Marisa Manzini parla di alcune sue esperienze di vita, delle persone che ha incontrato facendo il magistrato che da anni vive sotto scorta. “L’episodio del boss, che è uomo di niente – spiega il giudice – mi ha dato l’imput per questo amarcord. Volevo anche dire che in Calabria non c’è solo gente che sta zitta, che si piega al volere dell’antistato. Ci sono persone che hanno avuto la forza di denunciare, di ribellarsi allo strapotere malavitoso”. Marisa Manzini afferma, a questo proposito, che in questi ultimi anni la situazione è cambiata in meglio. “Molte persone si sono avvicinate alla giustizia – sottolinea il giudice – Ci sono stati ‘scossoni’ molto forti, molte operazioni congiunte tra magistratura e forze dell’ordine che hanno consentito al territorio di svincolarsi dalla morsa criminale”.
Il messaggio ai calabresi
Una donna che lavora, in maniera indefessa, per contrastare il crimine ha decisamente poco tempo libero per la sua vita privata. “Questo è un lavoro per cui non si riesce a staccare, è una professione che continua anche a casa – fa notare il magistrato – I pensieri te li porti nella testa. Ma, non si deve mai dimenticare che marito e figli sono un bene importante. Sono al primo posto”. Marisa Manzini aggiunge: “La mia famiglia mi piace; professionalmente mi ritengo fortunata perché faccio il lavoro che ho sempre desiderato fare. Il mio auspicio è che quelli che lavorano con me vedano i frutti del loro operato, risultati concreti per il cambiamento”. Il giudice così conclude: “È talmente bella la Calabria che, ognuno di noi, deve garantire l’impegno necessario per dare spazio alle potenzialità e positività che il territorio esprime”.