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Donne e lockdown, cosa manca della routine quotidiana

Donna Salotto

Primo Maggio, festa dei lavoratori con una particolare attenzione alle donne che lavorano in tempo di quarantena. Abbiamo contattato donne in smart working, donne in cassa integrazione. Donne il cui contratto non prevedeva invece alcuna sicurezza e quindi rimaste senza stipendio. A queste lavoratrici, che hanno storie diverse ma un medesimo approccio consapevole e responsabile col proprio lavoro, abbiamo chiesto cosa manchi loro della routine lavorativa.

Donne Quarantena

Quel quotidiano alzarsi dal letto, mettersi un filo di trucco e uscire di casa a incontrare il mondo. Ciascuna armata secondo le necessità della propria professione, quei gesti sempre uguali, quegli sguardi stanchi ma al contempo infaticabili. Tutto ciò che valore ha oggi per loro?

Donne lavoratrici ai tempi del lockdown

Sono commesse, educatrici, giornaliste, impiegate, insegnanti. Sono lavoratrici accomunate dalla giornaliera missione di guadagnare il proprio posto nel tessuto economico italiano. Una filiera fitta di vite, esperienze e rapporti. “Mi manca il sentirmi utile assistendo il cliente nella scelta”, questa è la prima cosa di cui R., addetta alla vendita in una gioielleria, sente la mancanza. L’utilità e l’altro, una dicotomia che ricorre nelle testimonianze raccolte. A Michela, che è educatrice, mancano i bambini. “Le smorfie, le piccole bugie, i timidi sorrisi, le mani macchiate di blu”. E non solo, Michela ha nostalgia delle giornate scandite dalle risate, dalle urla, dagli sguardi e dagli abbracci dei suoi piccoli allievi. Assenze che segnano anche le giornate di Veronica. Lei fa il doposcuola e ciò che più le manca sono i minuti che precedono ogni lezione.

Donne Maestre

“Il racconto della mattina a scuola dei miei ragazzi!”. Ascolta le loro avventure scolastiche, gli intervalli vivaci, le interrogazioni, i brutti voti e poi le performance di bidelli e professori. “Giustificazioni fantasiose riempivano la mia stanza di esperienza, l’essenza della scuola”. È dello stesso avviso Gianna, insegnante, che non ha dubbi “la cosa che manca più di tutto sono i ragazzi. Ci vuole poco per voler bene a ragazzini che imparano a fidarsi di te e, perché no, a raccontarti i loro problemi e i loro sogni”.  Ancora una volta, l’altro e ciò che per lui è utile. Non è tanto il lavoro in sé a mancare che in alcuni casi non manca, visto che si sta continuando in smart working. Ma è proprio la gratificazione, quella pienezza che un lavoratore deve riuscire a conseguire. E’ questo che sta mancando di più.

Donne a cui mancano i caffè con i colleghi, il vestirsi “bene”

Nel caso di R., che lavorando in un negozio incontrava tutti i giorni gente diversa, a mancare sono le storie di ogni cliente, ciascuna differente e originale. Magari prima non ci faceva caso, ma le ascoltava e spesso le portava a casa a fine turno. E poi le mancano gli imprevisti, quelli ai quali bisogna trovare una soluzione in tempi brevi, e la sua curiosità si sente anche orfana delle piccole scoperte quotidiane legate al lavoro. “Mi manca lo stupore davanti alla novità o annunciare, per dirne una, il nuovo lancio di una collezione”, continua R. Su un punto, inoltre, si trova d’accordo con Valerie, anche lei commessa.

Donne Caffe  al bar

A entrambe mancano i caffè coi colleghi, l’umorismo di quei pochi minuti di rilassamento prima di tornare dietro al bancone, sorridenti e disponibili. E il cosiddetto mutuo soccorso, l’incoraggiamento tra colleghi. Non discorde è il racconto di Paola, impiegata che sta scoprendo anche i vantaggi del lavoro in remoto. “Le pause caffè o il pranzo con i colleghi, condividere insieme la soddisfazione di un traguardo raggiunto o la pianificazione di un progetto da realizzare”. Ma ciò di cui sente maggiormente l’assenza sono le strette di mano, “la socialità del luogo di lavoro e il confronto”. Aspetti la cui assenza ha colpito anche Gianna, che pensa alla “sala professori, dove rilassarsi prima di cominciare la giornata”.

Amarcord di una vita normale che sembra quasi una chimera

Tornando a Valerie, ci confessa che le manca soprattutto ciò che precede la giornata lavorativa, il rito di vestizione, possiamo dire, immaginandola come una guerriera della quotidianità. “Di sicuro mi manca il dovermi vestire ‘bene’”. Sensazione comune tra le lavoratrici che hanno a che fare col pubblico, con l’altro. Ma avverte l’assenza anche dei piccoli momenti di intimità, come mettersi in macchina per andare a lavoro affidando nervosismi e tensioni alle “cantate a squarciagola”.

Donne  al Trucco

Paola ha le medesime nostalgie. “Mi manca raggiungere il mio posto di lavoro e anche avere l’ansia di correre per arrivarci in tempo. Mi manca godermi in macchina i meravigliosi tramonti delle nostre coste al rientro dal lavoro e, all’andata, i colori del nostro mare e del nostro cielo”. Anche lei, come Valerie, sente la mancanza di “vestirsi per uscire” e di truccarsi. Di levatacce e corse in macchina ne sa qualcosa pure Gianna.

Quel ci vediamo domani

Per lei “le giornate di pioggia, freddo, vento, sono diventate ricordi di abitudini che fanno parte del pacchetto”. Tanto quanto “i chilometri macinati in macchina ascoltando la musica, o semplicemente facendo mente locale sulle lezioni da affrontare in classe”. In coda a tutto questo non può essere tralasciato il momento più agognato di ogni giornata lavorativa: finire il proprio turno. Ecco, R. ha nostalgia anche di questo, “di salutare i colleghi, di dire ‘ci aggiorniamo tramite sms e ci vediamo domattina’”. Parole, queste, che ha smesso di pronunciare. Oggi, seppur a quarantena agli sgoccioli (si spera), non avrebbero alcun senso. Tuttavia a lei mancano.

Donne che tirano le somme

Poi c’è anche chi durante la quarantena ha trovato il tempo per ripensare alle proprie scelte capovolgendo ogni certezza, al punto da trovare una nuova via. È Anna, giornalista, che non ha avuto esitazioni nell’affermare che non le manca proprio nulla della sua vita di prima. Anzi, quella quotidianità è ormai acqua passata. Niente o tutto? Innanzi a un simile bilancio, ad esempio, Valerie ha tirato le somme. “Mi manca tutto e niente, solo perché mi piace vedere il bello in ogni cosa. E questa quarantena, effettivamente, qualcosa positiva l’ha portata”.

I “regali” inaspettati della quarantena

Non le si può dare torto. Tra alti e bassi, la quarantena ha aggiunto nuovi elementi al corso delle nostre esili esistenze. Le lavoratrici con cui abbiamo parlato hanno scoperto il riposo e “riscoperto” la famiglia. Hanno ristabilito un rapporto nuovo col tempo, gestendolo da comprimarie e non da comparse. Purtroppo però la quarantena non è come la Befana, che porta regali a tutti e il carbone è dolce, quindi alla fine riceverlo non è poi così male.

Donne e Smart working

C’è chi, come Paola, ha salutato lo smart working con favore, alla stregua di un passo in avanti nella propria crescita professionale. E poi c’è anche chi, come Valerie, che desidererebbe non dover attendere altre lunghe settimane per vedersi garantiti i suoi diritti di lavoratrice in cassintegrazione. O chi si è ritrovata senza impiego e senza stipendio.

Verso una nuova quotidianità lavorativa

Intanto ci lasceremo alle spalle un’altra festa dei lavoratori, quest’anno ancora più preziosa. Queste lavoratrici che torneranno a infilarsi la giacca e a passarsi il rossetto sulle labbra prima di uscire di casa, fiere e orgogliose del proprio impegno quotidiano, si riapproprieranno del loro posto. O ne troveranno uno nuovo, più soddisfacente. Saluteranno i bambini, i colleghi e i clienti, riprenderanno a scrivere, a insegnare, a vendere e a progettare. Sorseggeranno caffè stanche ma soddisfatte, rientreranno a casa distrutte e desidereranno ancora di poter aver un po’ di tempo solo per loro.

Donne e lockdown, cosa manca della routine quotidiana ultima modifica: 2020-05-01T10:14:26+02:00 da Daniela Lucia

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