Mirta è la fatina nata dalla penna della scrittrice lametina Laura Montuoro e dai colori dell’illustratrice Felicia Villella. Una fatina curiosa che è volata tra le corsie del reparto di pediatria dell’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme, portando allegria ai piccoli pazienti. Il volume donato ai pazienti dei reparti di pediatria è il primo di una serie il cui intento è di mostrare ai bambini, attraverso gli elementi della fiaba, gli antichi mestieri.
La donazione dei libri ai piccoli pazienti di pediatria
Ma come ha fatto Mirta a posarsi sulle candide lenzuola dei lettini di pediatria? Ebbene, un grosso aiuto lo ha avuto dalla sua creatrice, Laura Montuoro, che ha deciso di impacchettare un bel numero di copie del suo libro “Mirta e i Fiorincanto. Acanto” (Scatole Parlanti) per farne dono al nosocomio lametino. Altre spedizioni sono in procinto di far tappa anche al Pugliese Ciaccio di Catanzaro e all’ospedale di Soverato.
Partendo dal principio che la cultura dev’essere alla portata di tutti, Laura Montuoro ci ha raccontato com’è nata l’idea di raggiungere i pazienti di pediatria con le ali fatate della fantasia. “Dove possibile – spiega la scrittrice lametina – cerco di dare il mio contributo per far scoprire il bello della lettura”. E i primi riscontri sono stati senz’altro positivi. Nel caso della donazione al Giovanni Paolo II, l’autrice è stata contattata dal primario Mimma Caloiero che, nel ringraziarla, ha anche confermato che i bambini hanno molto gradito il regalo.
Le letture animate con l’associazione Ospedale allegro
Benchè siano state proprio le difficoltà delle ultime settimane a spingere Laura Montuoro a portare Mirta e il suo mondo incantato in ospedale, l’idea è nata nei mesi scorsi. “L’anno passato ho collaborato con l’associazione Ospedale allegro. Insieme ai volontari abbiamo animato in reparto la storia di Mirta – spiega l’autrice – Quello scambio di gioia che ho avuto anche con bambini con problematiche serie (pazienti oncologici e chirurgici, oltreché di medicina generale) ha lasciato in me un segno profondo. Tant’è che mi sono ripromessa che avrei continuato a essere vicina ai bambini ricoverati.
La via sarebbe stata senz’altro la scrittura. È questo il mio mezzo: scrivere, per me, è qualcosa di connaturato”. Uno dei più bei ricordi serbati nel cuore dell’autrice risale proprio a queste prime attività in ospedale. “In quella occasione ho incontrato una piccola paziente che, mesi dopo, ho ritrovato in libreria durante una presentazione. La bambina mi ha riconosciuta e ha ricordato la storia di Mirta, alla quale era rimasta legata al punto da dedicarle un disegno che ancora conservo”.
I libri come finestre su infiniti mondi
La storia di Mirta è un lavoro a quattro mani: Laura Montuoro e Felicia Villella hanno pensato insieme a questo libro. “È nato su un binario parallelo: da una parte c’è la scrittura, dall’altra l’illustrazione”, sottolinea la scrittrice. “Avevamo la possibilità di gestire un certo numero di copie, quindi abbiamo concordato la donazione con la casa editrice. Scatole parlanti ci è stata vicina nella figura del direttore editoriale Fortunato Licandro, che ha condiviso subito la nostra iniziativa. L’intento che ci ha accomunati – evidenzia l’autrice- è stato il desiderio di portare il sorriso. Non possiamo viaggiare, dobbiamo stare in casa e, nel caso dei bambini ricoverati, la restrizione è più difficile. Ma le catene alla mente non può mettercele nessuno e il libro consente ai piccoli lettori di viaggiare”.
La storia di Mirta per i bimbi di pediatria e non solo
Inoltre, vi è un sottile legame tra la storia di Mirta e il momento delicato che quei bambini stanno attraversando. Un rapporto che riguarda non solo i piccoli pazienti, ma anche tutti quei bambini che da settimane sono chiamati a stare in casa, costretti da una necessità che potrebbe apparire loro incomprensibile. La cecità di Mirta è una difficoltà che non si pone come limite, bensì come possibilità, come apertura alla scoperta. “Il fatto che la protagonista sia cieca trova le sue radici nella presenza nella mia famiglia di una zia non vedente dalla nascita.
Per me la prospettiva di condurre la vita senza l’ausilio della vista è la normalità, nel senso che ho imparato grazie a mia zia a considerare la cecità come una potenzialità. Tant’è che mi ha insegnato più cose lei che qualunque altra persona. Attraverso Mirta – afferma Montuoro – desidero raccontare al mondo che a occhi chiusi c’è la possibilità di sentire di più, di come si possa fare tenendoli aperti. A occhi aperti siamo spesso distratti, presi dal superficiale. Invece quando chiudiamo gli occhi siamo costretti a sentire con gli altri sensi, quindi percepiamo gli odori, gli umori, i suoni, le inflessioni della voce” aggiunge l’autrice. “Siamo stati costretti a fermarci. Il tempo si è congelato, iniziamo ad assaporare e ad apprezzare cose che magari prima non notavamo. Sentiamo e avvertiamo tante di quelle sfumature che davamo per scontate, quindi ci sfuggivano. Per questo ora ci mancano. In questo tempo la lettura di una fiaba come quella di Mirta riporta alla dimensione interiore: è lì che dobbiamo attingere per andare avanti”. E un libro è sicuramente quella chiave necessaria per scardinare le infinite storie che abbiamo dentro.
Il ruolo dei libri in questo tempo di pandemia
Non a caso proprio in questo periodo di isolamento i libri hanno assunto un ruolo primario nell’organizzazione delle attività dei bambini nella sfera domestica. “I libri, le parole, i disegni, stanno giocando un ruolo fondamentale – asserisce Laura Montuoro – Sono in prima linea”. I genitori, unici adulti coi quali attualmente i piccoli lettori possono interfacciarsi, hanno la responsabilità della scelta. I bambini assorbono qualsiasi cosa, pertanto il parere dell’autrice è che la scelta dipenda inevitabilmente dalla consapevolezza che ha il genitore circa il contenuto che intende comunicare.
“Dalla notte dei tempi la fiaba è lo strumento attraverso il quale si insegna qualcosa. Fin da Platone, il linguaggio metaforico viene utilizzato per poter rendere accessibili dei concetti complessi. Oggi la fiaba può aiutare il bambino a comprendere quello che sta accadendo, ossia che il fatto che siamo in casa non significa che siamo reclusi ma che ci stiamo tutelando, quindi può essere un’opportunità. Grazie a un libro, anche se siamo chiusi, possiamo aprire una finestra per scoprire un mondo che è proiezione di ciò che abbiamo dentro. Tenendo presente che la nostra interiorità ci consente di creare infiniti mondi”.
(Foto Laura Montuoro)