La ginestra: l'erba che vestiva i nostri nonni

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La ginestra: l’erba che vestiva i nostri nonni

Ginestra - fiori in campo

La ginestra

Chi lo ha detto che la ginestra è solo una pianta? Per i nostri nonni era un elemento essenziale del quotidiano, poiché da essa derivava la materia prima che consentiva di tessere abiti e coperte. “A jinostra, regina dei campi incolti”, dei cigli delle strade, delle rive dei ruscelli, si trascina dietro i racconti delle nostre famiglie. Sono storie di mani che lavorano, di terreni da coltivare, di tessuti a ordito e di stoffe da tramare, e ancora, di sacchi da riempire e di lenzuola da stendere all’aria fresca.

La jinostra com’era considerata una volta

I racconti, tra passato e presente, legati alle proprietà della ginestra che da erba poteva diventare stoffa, sono state raccolte nell’hinterland lametino, a Serrastretta. Qui grazie all’impegno della Pro loco sono state ricucite le conoscenze del passato e sono state riportate alla consapevolezza della comunità odierna.

Ginestra - La stricatura

La stricatura della ginestra

Secondo le testimonianze di un vivace gruppo di anziani, che quelle conoscenze le ha serbate per decenni, il mese di luglio era dedicato alla raccolta delle ginestre. Dopo seguiva la fase organizzativa del raccolto che prevedeva la disposizione delle piante in mazzetti, ossia i mannelli. Questi dovevano essere in tutto venti, e venivano denominati infatti “‘e vintine”.

Fasi di lavorazione

Una volta ordinati i manelli dovevano essere trasformati. Il procedimento si basava su strumenti e principi semplici ma implicava impegno e fatica. Si continuava, dunque, passando alla bollitura. In questo modo i manelli venivano liberati dalla parte esterna, quella più dura, e poi venivano posti tra i sassi di un fiumiciattolo, ‘a jumarella, per una settimana. Il processo di macerazione giungeva così a completarsi. Al termine di questo lasso di tempo, si recuperavano ‘e vintine setacciate dalla sabbia del fiume.

Ginestra - I manelli

I manelli di ginestra

In seguito si passava alla battitura nella stessa sabbia con apposite mazze di legno. La battitura era generalmente effettuata dagli uomini, che poi passavano i mannelli battuti alle donne le quali provvedevano alla stricatura. In sostanza questi mannelli di ginestra macerata e battuta venivano strofinati sulla pietra nell’acqua del fiume, per ripulirli dalle impurità. L’intento era quello di far acquisire loro il definitivo candore proprio del filato. I mazzetti venivano poi nuovamente lavati nel fiume e lasciati essiccare sotto il cocente sole estivo. Dopo qualche settimana di essiccatura, i mannelli secchi e asciutti potevano essere filati e usati per ordire gli antichi telai.

Ginestra - La ginestra lasciata a essiccare

La ginestra lasciata a essiccare

Un tocco di passato nel presente

La pro loco di Serrastretta, di recente, ha ricostruito le fasi della lavorazione della ginestra andando a recuperare le tradizioni di un passato che non accetta d’esser sepolto nell’oblio. Non è di poco conto la funzione di prima necessità che tale usanza aveva nella vita della comunità. Approfondendo le ricerche in questo senso, ci si imbatte in alcune tradizioni legate anche ad altre piante, un tempo molto diffuse. Si pensi a quanto era importante fino a qualche decennio fa la canapa per l’industria tessile, e a quanti campi al Sud venivano destinati alla sua coltivazione. Una simile ricerca, dunque, ha dato nuovo lustro a un’erba che per secoli ha “vestito” i nostri antenati: la ginestra. E ha riportato al centro del discorso una sana indagine sulle nostre origini, utile per scardinare l’impantanamento del presente.

La ginestra: l’erba che vestiva i nostri nonni ultima modifica: 2018-12-05T09:16:26+01:00 da Daniela Lucia

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