Ciccio Scalise: “Chjicchjiariamu, puru ccù llù curunavirus”

È stata da poco pubblicata l’ultima opera, Chjicchjiariamu, puru ccù llù curunavirus del poeta in vernacolo Ciccio Scalise, edito da Grafichéditore. Anche allu tiampu du’ curunavirus, l’autore scrive per allontanare la triste ed amara realtà dei nostri giorni. Come è solito fare, Ciccio Scalise dipinge ogni emozione che, se pur nata durante un periodo difficile, alimenta l’animo umano. Francesco Maria Scalise, nato a Sambiase, è terzo di cinque figli. Lascia la Calabria giovanissimo perché si arruola come carabiniere. Non può però, stare lontano dalla sua terra e vi rientra. Lavorerà a Conflenti e Gizzeria Lido, due luoghi cardine per la sua vita personale e ispirazione per la produzione in vernacolo.

L’ironia di Ciccio Scalise Allu Tiampu du’ Curunavirus

Allu tiampu du’ curunavirus è il titolo di una delle poesie contenute nell’ultimo libro di Scalise. Egli ferma il tempo ricordandoci proprio che ogni cosa ha il suo tempo. Ogni ccosa teni llù tiampu sua, avoglia chi circamu a llù cangiari, moni, chillu chi ha cchjiuvutu a ttutti nua, è stù catinazzu i curunavirus, nì l’amu abbrazzari. Ciccio Scalise assapora le amarezze così come le dolcezze, ringraziando sempre e comunque il Signore per il dono della vita. In questo periodo così fragile per l’umanità, il poeta lametino cerca di catturare emozioni, speranze e ansie, con il potere della penna. Scrive su un qualsiasi foglio, pezzo di carta o anche e persino su uno scontrino della spesa, ritrovato per caso. Una lucida e spesso ironica lettura della società affetta dal virus e dall’indifferenza sociale. Una rima per la politica, le scelte istituzionali, le reazioni della gente, quell’arcobaleno di colori delle regioni. Anche in questo ultimo libro però, Scalise non lascia spazio ad offese ma solo a provocazioni, con la chiusa finale che ritorna sempre e comunque, sul rispetto di tutto e tutti, e sulla necessità di una umana accettazione e condivisione.

Scalise: l’uomo ed il poeta

La poesia dialettale, espressione dell’anima popolare, nella produzione di Ciccio Scalise si manifesta come strumento mediatico del mondo popolare. Così lo descrive la professoressa Vittoria Butera che continua, dipingendo Scalise come poeta convinto della scelta del dialetto, quale strumento di comunicazione umana.

La straordinaria propensione a rendere in versi ogni contenuto del pensiero e dell’animo ha consentito a Scalise di realizzare una vasta e varia produzione. Racconta l’amico Raffaele Paonessa che, prima di essere un mirabile poeta, Ciccio è un uomo che ha trasformato la fragilità umana in forza spirituale.

È una penna sambiasina ma non possiamo dimenticare quel legame vitale che lo riporta costantemente a Conflenti. La venerazione per la Madonna della Quercia la ritroviamo nei suoi scritti come costante lode di ringraziamento e inno di perdono per la limitata natura umana. E proprio a Conflenti, Ciccio Scalise ha ricevuto la cittadinanza onoraria. Ciccio Scalise, continua Paonessa, è poeta di speranza ed il vernacolo è suo perfetto complice.

La tradizione con una simpatica innovazione: il QR CODE

L’ultimo libro di Ciccio Scalise, come in fondo tutta la sua produzione, è un continuo “work in progress”. Egli, ambasciatore della memoria, di volta in volta si lascia umanamene e culturalmente contagiare dal suo pubblico. Ai suoi lettori, Scalise rivolge rime in vernacolo, rivendicando il valore artistico del lessico dialettale. La produzione poetica è positivamente condizionata dal suo essere poeta, di nascita sambiasino ma di formazione calabrese. Nell’ultimo libro ritroviamo però, accanto al linguaggio della tradizione una novità che giunge dalla moderna tecnologia. La Famiglia Perri che dirige la tipografia Grafichè, ha ideato per ogni nuova pubblicazione un originale QR Code contenente un simpatico messaggio.

Anche il libro di Ciccio Scalise, dunque, raggiungerà le case dei suoi lettori con questo codice-messaggio che in un minuto incuriosirà, lasciando però la suspense della lettura.