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FEDE E SPIRITUALITA' TRADIZIONI

A Nocera Terinese rivive il rito millenario dei Vattienti

Vattiente

I Vattienti tornano a flagellarsi per le vie dell’antico borgo di Nocera Terinese, comune dell’hinterland lametino. Dopo lo stop forzato dovuto all’emergenza pandemica, con i flagellanti che hanno animato la sera del Venerdì Santo e la mattina del Sabato Santo, la popolazione ha vissuto un momento di forte impatto emotivo. Il calvario e la morte di Cristo sono stati rievocati col pathos di un rito antico che si tramanda da secoli.

Vattiente Davanti La Chiesa

I Vattienti

Un rito ancestrale, cruento che ha richiamato ancora una volta tanti visitatori nell’antico borgo. La manifestazione di pietà popolare dei Vattienti si perde davvero nella notte dei tempi in quanto sembra che affondi le sue radici nel periodo medievale. Secondo alcune fonti storiche il rituale di flagellarsi le cosce fino a farsi il sangue richiama una pratica diffusa appunto nel Medioevo. Un metodo utilizzato dai monaci che pensavano così di espiare i loro peccati alleggerendo lo spirito. Altri storici dicono che i battenti noceresi ricordano i rituali di devozione ed espiazione in uso in Asia Minore in onore del dio Attis, la divinità dell’Anatolia conosciuta anche come il dio Pessinunte.

Madonna vattienti

La rosa e il cardo

Il rito che a Nocera sopravvive da secoli ha come protagonisti due figure maschili: uno è il vattiente che si batte per autopunirsi dei suoi peccati. L’altra figura è l’Ecce Homo, Gesù Nazareno portato da Pilato dinanzi alla folla per essere giudicato insieme a Barabba. Gli elementi fondamentali per la flagellazione sono la rosa e il cardo. La rosa è un pezzo di sughero in cui sono conficcati tredici pezzi di vetro che simboleggiano Cristo e gli apostoli; il vetro più lungo rappresenta Giuda. Con la rosa il vattiente si flagella le cosce e i polpacci.

Cristo E Vattiente

Il cardo, invece, è una sorta di spugna di sughero utilizzata per asciugare il sangue dei flagellanti. Il momento culminante è l’incontro con la statua della Madonna; davanti a Maria Addolorata, i due uomini si inginocchiano in preghiera esprimendo così la loro sentita deferenza. Intorno alla sacra effigie mariana e ai figuranti il popolo di Dio e le donne oranti che intonano i canti religiosi legati a questa particolarissima usanza. Una delle manifestazioni più antiche della Pasqua calabrese.

(Foto Anna Colistra)

A Nocera Terinese rivive il rito millenario dei Vattienti ultima modifica: 2023-04-08T16:39:17+02:00 da Redazione

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