L’atmosfera natalizia rende più felici, questo il risultato di un recente studio. Quanto è cambiato il Natale? Beh negli ultimi anni tanto, forse troppo. Si è persa l’essenza di questa festa, il senso della “rinascita”. Tutto ha ormai acquistato i colori patinati delle riviste, i toni paillettati della tv. Si corre di qua e di là a caccia del regalo più bello, del giusto look o dell’ultima tendenza per decorare l’albero, la casa o scegliere gli addobbi.
L’atmosfera natalizia e la felicità
Il cenone, poi, è il trionfo dell’eccesso: tavole super imbandite e pietanze senza fine. Un recente studio scientifico ci ha detto che immergersi in anticipo nell’atmosfera natalizia rende felici. E sapete perché?
Lo psicologo Steve McKeown, autore della ricerca, ci spiega che “in un mondo pieno di stress e ansia, la gente associa ciò che è correlato al Natale alla felicità, evocando forti sentimenti legati all’infanzia”.
L’atmosfera natalizia e la nostalgia del Natale di un tempo
Ed è proprio là che, come per magia, vorrei ritornare. A quelle feste di quando ero bambina dove non c’era tutto questo sfavillìo ma in quella semplicità ritrovavi il senso vero degli affetti che scaldano il cuore. Se chiudo gli occhi riesco a sentire ancora il profumo delle case nel periodo che precedeva l’arrivo del Natale.
Mia nonna preparava per tempo le crocette di fichi con dentro noci e scorzetta d’arancia e li cospargeva di zucchero per conservarli in canestrini intrecciati. C’erano anche i “turdilli” che sono gnocchetti dolci, fritti, di cui potevi facilmente indovinare, tra gli ingredienti, la cannella, i chiodi di garofano e il vino cotto col miele che li ricopriva.
L’atmosfera natalizia cenoni e amarcord
In attesa della grande cena del ventiquattro dicembre si cominciavano a mettere da parte mandarini, arance, finocchi, noci e lupini. Cose buone e semplici che non dovevano mai mancare sulla tavola quando alla fine si sparecchiava per tirare fuori la tombola. Mio nonno impiegava diverse settimane a ultimare l’albero, ogni pallina aveva una storia da raccontare.
E così tutti i pastorelli del presepe che venivano tirati fuori dalle scatole dove da anni erano gelosamente conservati. Noi bambini eravamo eccitati e scrivevamo le letterine che avremmo poi letto a turno, rigorosamente in piedi, sul baule di mia nonna. Lettere che non erano lunghe liste di regali, ma soprattutto buoni propositi per l’anno che si preparava ad arrivare.
Il cenone di una volta: povero ma buono
La cena era semplice, non poteva mancare la pasta con mollica e le sarde, il baccalà in umido o in padella con le olive, cavolfiore fritto, broccoli, grispelle fumanti e vino rosso a volontà. E poi, poco prima di mezzanotte tutti di corsa nella nostra cattedrale a sentire la messa e festeggiare l’arrivo del bambinello.
Il Natale di una volta era sicuramente molto più parco ma la famiglia si riuniva col piacere di farlo. Si sapeva ridere di più e mettere da parte le preoccupazioni per stare insieme. Siamo ancora capaci di questo?
Tavole ricche e cuori poveri
Sembriamo tutti sempre così concentrati sulle nostre vite da non riuscire neanche più a guardare gli occhi di chi abbiamo accanto. Facciamo alberi meravigliosamente belli, ma non riusciamo più a ricordare il significato dell’arrivo del Signore.
Le nostre tavole sono più ricche, è vero, ma ahimè il nostro cuore è diventato più povero. Queste le contraddizioni dell’atmosfera natalizia dei nostri tempi.
(Foto Pixabay)