Francesco Stocco, un calabrese fra i Mille di Garibaldi

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STORIA

Francesco Stocco, un calabrese fra i Mille di Garibaldi

Lapide Lamezia

Francesco Stocco nacque ad Adami (frazione di Decollatura oggi in provincia di Catanzaro) il 1° marzo 1806 da Antonio Tomaso e Maria Giuseppa Caputo, aristocratici di antico lignaggio, duchi di Torano (CS). Primo di nove figli, dei tre fratelli che furono, solo il secondogenito Giovanni si sposò, ed ebbe anch’egli 9 figli, di cui quattro dei sei figli maschi aderirono alla causa risorgimentale e li ritroveremo accanto allo zio Francesco. Il padre di Stocco, fedele alla casa reale dei Borbone, ebbe in sorte di ospitare nel 1806 il futuro e ultimo re del regno di Napoli, Francesco di Borbone, figlio di Ferdinando IV, in fuga da Napoli a causa della occupazione francese avvenuta nel 1799. In segno di gratitudine per l’ospitalità ricevuta, il Principe partenopeo volle fare da padrino di battesimo al figlio primogenito dello Stocco, e per questo fu battezzato a Messina (dove nel frattempo l’erede dei Borboni aveva riparato) col nome di Francesco.

Francesco Stocco

L’epopea risorgimentale e politica di Francesco Stocco

Fino al 1824 Francesco Stocco studiò presso il Real Collegio di Cosenza, per poi giungere per volere paterno presso la corte reale a Napoli dove l’erede al trono Francesco lo nominò cavaliere di corte con la funzione di servire nel Palazzo reale. Fu in questi anni che il futuro garibaldino, vissuto a stretto contatto con i Borboni, maturò la sua avversione alla casata reale d’origine francese per abbracciare la causa risorgimentale.
Infatti nel 1838 si ritrova il suo nome iscritto alla sezione calabrese della Giovine Italia mazziniana, il cui leader era Benedetto Musolino. Francesco scelse di lottare per la causa italiana: espresse sentimenti di ripugnanza e biasimo dinanzi alle stragi perpetuate dai Borboni per reprimere i tentativi di sollevazione popolare contro di essi come il caso della fucilazione dei fratelli Bandiera nel 1844. Inoltre si schierò contro la repressione violenta avvenuta nelle città di Messina, Reggio Calabria e Gerace nel 1847.

Lapide Generale Stocco

Nello stesso 1847 fu arrestato per cospirazione assieme ad altri patrioti per poi essere scarcerato nel 1848, in occasione dell’indulto proclamato in concomitanza alla concessione della Costituzione da parte di Ferdinando IV. Nel 1848 sarà il capo della insurrezione antiborbonica nella battaglia della Angitola (27 giugno), dove fu sconfitto dal generale borbonico Nunziante.

L’esilio e la spedizione dei Mille

Costretto a fuggire, decise di andare subito in l’esilio. Vagò per l’Europa giungendo dapprima a Malta (1849), poi a Genova e soprattuttoa Nizza, dove conobbe Giuseppe Garibaldi. Nel 1854 è di nuovo a Genova, e in questo ulteriore soggiorno ligure conobbe anche Giuseppe Mazzini.
Nella notte fra il 5 e il 6 maggio 1860 è fra i Mille volontari in camicia rossa sbarcati da Quarto di Genova guidati da Garibaldi il quale, comprese le sue qualità militari, gli dette il comando della terza delle sette compagnie in cui il Generale divise i volontari risorgimentali.

Piazza Stocco Cz
Sbarcati in Sicilia, Stocco si distinse nella battaglia di Calatafimi (15 maggio 1860), dove fu ferito ad un braccio, ricevendo in premio una medaglia d’argento al valor militare. Quando Garibaldi entrò a Palermo (27-30 maggio 1860), nominò Francesco Stocco colonnello.

I Mille in Calabria

I Mille sbarcati in Calabria il 21 agosto 1860 riuscirono ben presto a risalire il meridione anche grazie al carisma dello Stocco, il quale riuscì a portare alla causa risorgimentale tanti suoi corregionali.
Il 28 agosto Garibaldi ordinava a Stocco di organizzare una colonna di volontari calabresi affinché si dirigessero verso Napoli, mentre il 31 agosto i Mille sconfiggevano la truppa del generale borbonico Ghio a Soveria Mannelli (CZ). Il 4 settembre Garibaldi nominò Stocco governatore della Calabria, ma egli declinò la nomina a vantaggio del nipote Vincenzo, perché volle proseguire per Napoli. La colonna di volontari organizzata da Stocco fu divisa in due reggimenti: la prima formata da 974 volontari provenienti della provincia di Cosenza con a capo il colonnello Giuseppe Pace, mentre la seconda formata da 1186 volontari erano al comando del nipote Antonio Stocco.
Alla battaglia del Volturno (26 settembre- 2 ottobre 1860) la Divisione Stocco si distinse per intraprendenza e coraggio, tanto che il patriota calabrese fu nominato dall’Eroe dei due Mondi  Maggiore Generale dell’Esercito dell’Italia Meridionale (16 ottobre 1860).

Piazza Stocco Lamezia

Dopo l’Unità d’Italia

Dal dicembre 1861 Stocco figurò nella Commissione che doveva fare il censimento di chi partecipò all’epopea dei Mille. Dopo l’Unità d’Italia (1861), il 27 marzo 1862 fu integrato nell’esercito regolare italiano. Dopo altre nomine minori sempre in ambito militare, andò a in pensione il 14 maggio 1863.
Ritornato a vivere stabilmente a Nicastro (ora Lamezia Terme), negli ultimi anni si ritirò in una villa di campagna in località Maiolino, nel comune di Gizzeria.
Nel frattempo gettatosi nell’agone politico, grazie al carisma connesso alla sua avventura garibaldina fu eletto deputato nella VII legislatura (la I del Regno d’Italia) dal 27 gennaio 1861, per essere riconfermato nel 1865 (IX legislatura), dopo che l’altro patriota lametino Giovanni Nicotera scelse l’elezione per il collegio elettorale di Salerno. Stocco, dimessosi l’anno dopo, alle elezioni suppletive lasciò lo scranno al nipote Vincenzo. Il generale Francesco Stocco morì a Nicastro l’8 novembre 1880.

Francesco Stocco, un calabrese fra i Mille di Garibaldi ultima modifica: 2018-09-25T11:23:22+02:00 da Matteo Scalise

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